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Lasciare un lavoro raramente è una decisione facile e non è semplice fare ipotesi sui motivi che spingono le persone a farlo. Per ogni professionista che lascia il lavoro perché infelice, ce ne sono altri che amano i loro attuali colleghi e il loro datore di lavoro ma vogliono semplicemente portare la loro carriera a un livello superiore.
In un mercato competitivo come quello attuale, le aziende non possono permettersi di "dimenticarsi" dei dipendenti che se ne vanno in ottimi rapporti e che potrebbero essere tentati di tornare se si presentasse l'occasione. Ecco perché molti datori di lavoro dispongono di programmi di rientro che consentono loro di mantenere i contatti con gli ex dipendenti e, se le circostanze lo consentono, di riassumerli.
Per saperne di più sui motivi che spingono le persone a licenziarsi e se prenderebbero in considerazione la possibilità di tornare da un datore di lavoro per il quale hanno già lavorato, abbiamo intervistato più di 5.400 candidati in tutta Europa.
Leggi l’articolo! Alcune delle risposte potrebbero sorprenderti.
Più di sette intervistati su 10 (73%) hanno dichiarato di aver lasciato volontariamente un lavoro almeno una volta. Quali sono i fattori che hanno scatenato la loro decisione?
La ripartizione per genere è interessante. Il desiderio di maggiori responsabilità è emerso con maggiore frequenza negli uomini che nelle donne (45% contro 37%). D'altro canto, le donne che decidono di lasciare l'azienda per motivi personali (trasloco, problemi familiari, ecc.) sono più numerose degli uomini (25% contro 17%).
Un dato fondamentale che emerge da questi risultati è che la sensazione di aver raggiunto il proprio limite è un fattore critico nella decisione di molte persone di andarsene. Alcuni dipendenti hanno aspirazioni e ambizioni che semplicemente non possono essere soddisfatte dal loro attuale datore di lavoro. Le aziende possono adottare misure per trattenere questi lavoratori, ad esempio accelerando lo sviluppo della loro carriera e offrendo pacchetti retributivi migliori. Tuttavia, se un dipendente vuole cambiare completamente settore o deve andarsene per motivi personali, l'azienda può fare ben poco per fermarlo.
Non tutti coloro che lasciano un'azienda lo fanno dopo aver già trovato un nuovo lavoro. Il 36% degli intervistati ha dichiarato di aver dato le dimissioni da un lavoro almeno una volta nel corso della propria carriera senza avere un nuovo impiego.
Più di un intervistato su quattro (28%) ha dichiarato di aver lasciato un lavoro e di essersene poi pentito. Di questi:
Suddividendo questi "rimpianti" in base all'età, si scopre che gli intervistati più giovani sono i più propensi a sentire la mancanza dei loro ex colleghi di lavoro, con un intervistato su tre (33%) che lo cita come il fattore principale. Gli intervistati con più anni di esperienza tendono a pensarla diversamente. Oltre la metà (51%) degli intervistati di età superiore ai 49 anni ha indicato il mancato rispetto delle aspettative da parte del nuovo datore di lavoro come la ragione principale del proprio rimpianto.
Cosa possiamo imparare da questi risultati? In primo luogo, confermano ciò che la maggior parte dei professionisti già sa: il passaggio ad un nuovo lavoro è sempre un po' rischioso e non tutte le opportunità sono all'altezza delle aspettative. In secondo luogo, sottolineano l'importanza del fattore umano. I dipendenti spesso stringono rapporti molto stretti e reciprocamente gratificanti con i loro colleghi. Anche le persone che non rimpiangono di aver lasciato un lavoro spesso sentono la mancanza dei loro ex colleghi. Alla luce di ciò, non ha senso pensare agli ex datori di lavoro quando si valutano le opzioni di carriera? Diamo un'occhiata ai dati...
Tornare indietro in un senso può far progredire in un altro? Ben il 69% degli intervistati ha dichiarato di essere tornato presso uno dei propri ex datori di lavoro o che prenderebbe in considerazione l'idea di farlo se si presentasse l'opportunità.
Si tratta di un grande bacino di talenti per le aziende che si trovano ad affrontare un mercato ultracompetitivo! Ma le aziende stanno facendo abbastanza per promuovere i loro programmi di rientro e incoraggiare questi ex dipendenti a tornare? Sembra di no. Quasi otto intervistati su 10 (79%) hanno dichiarato di non aver mai sentito parlare di questi programmi.
È chiaro che le aziende devono impegnarsi per rendere più visibili queste iniziative. Allo stesso tempo, devono rivedere e migliorare continuamente la cultura organizzativa, visto che il 69% degli intervistati concorda sul fatto che si tratta di un fattore critico nella decisione di un dipendente di tornare.
La buona notizia per le aziende è che solo una minoranza degli intervistati ritiene che tornare da un precedente datore di lavoro sia un errore. Il 42% degli intervistati non è d'accordo con l'affermazione che i candidati non dovrebbero mai tornare, mentre il 43% non è né d'accordo né in disaccordo. Inoltre, il 38% degli intervistati ritiene che, alla fine, il ritorno sia una soluzione vantaggiosa per le aziende e per i loro ex dipendenti.
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Lasciare un lavoro è spesso una scelta che viene descritta come definitiva, un punto di non ritorno. In realtà, il ritorno da ex datori di lavoro per cui si ha già lavorato in passato è tutto fuorché un’utopia, e molto spesso rappresenta una situazione win-win per tutte le parti in causa.
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