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Come già spiegato nell’articolo ‘Confusione tra comunicazioni private e di lavoro – siete sempre di turno?’ è piuttosto facile capire come la tecnologia renda fumoso il confine tra il nostro lavoro e le nostre vite private e anche come ciò abbia un impatto sui nostri livelli di felicità.
Quel che è meno facile notare è come la confusione tra cerchia sociale professionale e privata possa anch’essa influire sulla nostra felicità. Lo conferma infatti il 97% degli intervistati del nostro sondaggio in Italia, che ha dichiarato che le relazioni positive sul lavoro sono importanti.
PageGroup ha deciso di indagare sul fenomeno dell’equilibrio lavoro-vita privata conducendo a giugno 2018 un sondaggio in Italia tra 755 persone. La possibilità di distinguere la nostra vita privata da quella professionale si sta dimostrando sempre più difficile per la presenza di dispositivi connessi, attività fuori dal lavoro e la normale socializzazione fuori ufficio. L’introduzione dei Millennial e della Generazione Y ha contribuito a modificare l’equilibrio della forza lavoro, con aspettative diverse riguardo a ciò che un luogo di lavoro dovrebbe offrire.
Nell’Italia del 21° secolo, il 65% dei dipendenti ha contatti con i propri colleghi al di fuori degli orari di lavoro. Con ciò si intende l’invio di messaggi o telefonate su argomenti che esulano dal lavoro (52%), gli incontri al di fuori dell’ufficio per eventi sociali (43%), attività nei fine settimana (19%) o persino l’organizzazione di vacanze insieme a colleghi (11%).
Il sondaggio suggerisce inoltre che tali norme sociali cambiano man mano che le persone a) invecchiano e si creano una famiglia, e b) hanno maggiori responsabilità sul lavoro, evidenziando il fatto che le nuove generazioni che accedono al mondo del lavoro hanno motivazioni diverse per creare relazioni con i colleghi. Per esempio, solo il 38% delle persone sopra i 35 anni socializza dopo il lavoro, rispetto al 53% degli under 35. Il 17% degli under 35, inoltre, va in vacanza con i propri colleghi. Questa percentuale scende all’8% per i professionisti sopra i 35 anni. Aumentando l’importanza della famiglia al di fuori dell’ufficio, si riduce quella dei colleghi. Tutto questo si ripercuote sulla produttività?
In Italia, oggi, l’89% delle persone ritiene che avere buoni rapporti con i propri colleghi sul posto di lavoro influisca positivamente sulla produttività – con il 77% che considera che ciò valga anche per le relazioni con il proprio manager.
Il benessere e la soddisfazione del dipendente sono i veri fattori chiave per prestazioni positive. Nel momento in cui i dipendenti conoscono e comprendono i propri colleghi, si crea una fiducia e un legame che influenzano positivamente la professionalità.
Le aziende lo sanno, ed è per questo che incoraggiano i dipendenti a incontrarsi al di fuori del lavoro per attività sociali aziendali. Il 66% delle famiglie dei dipendenti ha infatti incontrato i colleghi, per il 49% su iniziativa del datore di lavoro, ad esempio in occasione delle feste di Natale in ufficio, i pic-nic estivi e feste di compleanno.
Come recita un vecchio detto, l’unica costante negli affari è il cambiamento. Gli effetti della tecnologia e il graduale appiattimento della piramide manageriale stanno sottoponendo le aziende a una sorta di rivoluzione. Per migliorare i risultati, i team sono portati a creare competenze più ampie e a lavorare in stretta collaborazione.
Detto ciò, resiste una certa distanza profondamente radicata nelle relazioni tra manager e dipendenti e viceversa. Solo il 34% dei dipendenti dichiara di avere contatti con i propri diretti responsabili al di fuori dell’orario di lavoro.
Solo il 20% telefona o scambia messaggi non legati al lavoro e appena il 17% trascorre tempo con loro la sera o nei fine settimana, circa tre volte meno che con i colleghi di pari livello. A riprova di ciò, le statistiche ci dicono che mentre il 65% circa degli intervistati dichiara di avere amici tra i propri colleghi, solo il 20% afferma di avere come amici i propri direttori.
Note sullo studio
Campione: il sondaggio è stato condotto su un campione di 755 persone in Italia, compresi disoccupati, dipendenti e manager.
Metodologia: la rappresentatività del campione è assicurata da un adeguamento dei dati (sesso, occupazione dell’intervistato, proporzione di persone per un tipo di lavoro).
Metodo di raccolta: le interviste hanno assunto la forma di questionari autoamministrati compilati online da giugno 2018.
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