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Ne abbiamo discusso a lungo, ma esiste davvero un equilibrio “lavoro-vita privata”? Che cosa significa per le persone? Ed è anche solo lontanamente possibile nella nostra epoca di iper-connettività?
Nell’ultimo decennio la tecnologia è diventata una parte ancora più importante delle nostre vite lavorative, con le aziende che forniscono regolarmente ai dipendenti cellulari, laptop e talvolta anche tablet. Molti dipendenti in Italia usano questi dispositivi anche per motivi personali al di fuori dell’orario di lavoro, sfumando ulteriormente i confini tra lavoro e tempo libero.
La confusione di questi confini fra ciò che è “lavoro” e ciò che costituisce il “tempo libero” ha conseguenze sulla felicità. Questa situazione come fa sentire i lavoratori di oggi riguardo alla loro vita professionale – e a quella privata?
PageGroup ha deciso di indagare su questo fenomeno conducendo un sondaggio a giugno 2018 su 755 persone in Italia. I risultati mostrano livelli importanti di “confusione” fra ciò che costituisce la vita lavorativa e il “tempo libero”, con il 63% dei professionisti italiani che afferma che ogni giorno della settimana, al di fuori degli orari di lavoro, controlla la propria e-mail mentre il 57% risponde a chiamate di lavoro.
Sembra che il vecchio detto “essere sempre di turno” non sia mai stato così vero. Più del 68% degli intervistati è dotato di almeno un dispositivo aziendale (cellulare, laptop, tablet). Alla domanda sull’uso che fanno di tale dispositivo, circa la metà dichiara di utilizzarlo per fini sia professionali che privati. Tuttavia, più il profilo è senior, più si sfumano le linee di separazione. Mentre il 72% dei professionisti non manageriali dichiara di usare il dispositivo esclusivamente per il lavoro, la percentuale crolla al 55% a livello manageriale.
Circa il 70% delle persone sostiene che i dispositivi di lavoro hanno cambiato la loro vita, per il 36% in maniera positiva. Questo dato dimostra che la vita professionale sta effettivamente invadendo quella personale. Il 53% delle persone risponde alle e-mail e il 44% riceve chiamate di lavoro al di fuori degli orari d’ufficio ogni giorno, weekend compresi. È davvero questa la “nuova normalità” per gli impiegati e i dirigenti? Perché?
Due concetti principali spiegano perché i dipendenti si connettono al di fuori dell’ufficio: responsabilità (55%) e obbligo (37%). Il divario fra questi due principi si manifesta con l’età. Mentre il 52% dei professionisti under 35 si sente obbligato, solo il 32% degli over 35 avverte questa sensazione di obbligo a lavorare al di fuori degli orari di lavoro. D’altra parte, il 60% circa dei professionisti over 35 lavora al di fuori degli orari per questione di responsabilità, mentre il 44% degli under 35 ricopre ruoli di responsabilità che richiedono la reperibilità.
È interessante notare come il 56% degli intervistati dichiari di lavorare durante i periodi di vacanza. Anche se si tratta semplicemente di controllare la posta in arrivo o di rispondere a una telefonata (o due), vuol dire che disconnettersi dal lavoro è sempre più difficile nel 21° secolo?
Le leggi europee e italiane sul lavoro dovrebbero proteggere i dipendenti da lavoro eccessivo, stress ed esaurimento, ma sono adatte allo scopo? Una strada per aiutare datori di lavoro e dipendenti a trovare il proprio equilibrio è il lavoro da remoto.
Il lavoro da remoto permette ai dipendenti di lavorare al di fuori dell’ufficio, generalmente su base volontaria, usando i dispositivi forniti loro dalla società.
Il lavoro da remoto può essere d’aiuto per i dipendenti (sia a livello manageriale che non manageriale) consentendo loro di assumere un maggior controllo sui propri programmi: ciò significa che possono trovare un equilibrio tra il loro carico di lavoro con le altre responsabilità.
Si tratta di una pratica ampiamente diffusa: dallo studio emerge che il 64% di manager e personale non manageriale ricorre abitualmente a questa possibilità. Tuttavia, il sondaggio rileva che alcune aziende richiedono al personale senior di offrire questa opportunità ai propri impiegati. Mentre il 67% dei manager dispone di accesso da remoto, lo stesso è disponibile solo per il 39% dei professionisti non manageriali.
Note sullo studio
Campione: il sondaggio è stato condotto su un campione di 755 persone in Italia, compresi disoccupati, dipendenti e manager.
Metodologia: la rappresentatività del campione è assicurata da un adeguamento dei dati (sesso, occupazione dell’intervistato, proporzione di persone per un tipo di lavoro).
Metodo di raccolta: le interviste hanno assunto la forma di questionari autoamministrati compilati online da giugno 2018.
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