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La pandemia di COVID-19 ha accelerato l'integrazione di molte cose nell'ambiente di lavoro, dalla digitalizzazione all'orario di lavoro flessibile, dalla selezione di personale a distanza al team building virtuale. Ha anche evidenziato che, sebbene il lavoro da remoto fosse molto produttivo per coloro che sentivano di poter svolgere il proprio lavoro da casa, questa regola non si conferma per tutti, infatti, molti professionisti volevano tornare sul posto di lavoro.
Sostenendo questo, la maggioranza (75.5%) dei datori di lavoro ha fornito ai propri dipendenti un modello chiaro, definito e sicuro di tornare in ufficio, e molti (44.8%) hanno anche dato ai propri dipendenti la libertà di scegliere se tornare o meno sul posto di lavoro.
Al 20.5% dei professionisti è stato chiesto di tornare in ufficio per 1-4 giorni alla settimana, rispetto al 18.8% a cui è stato chiesto di tornare a tempo pieno e al 16% a cui è stata data la possibilità di scegliere se tornare o rimanere in smart working.
In generale, oltre il 70% dei candidati è neutrale o soddisfatto nella prospettiva di tornare in ufficio, con solo il 26.6% insoddisfatto, evidenziando che le persone vogliono tornare alla "normalità", anche se il lavoro è possibile anche in modalità smart working.
Ciò potrebbe derivare dal fatto che il 31.1% dei professionisti, attualmente in attività, era preoccupato di mantenere il proprio posto di lavoro per i prossimi 6 mesi, con una percentuale che sale al 35% di coloro che si preoccupa di mantenere il proprio ruolo per i successivi 12 mesi.
Tuttavia, il 45.6% era fiducioso di mantenere il proprio ruolo per 6 mesi, mentre il 41.4% era fiducioso di poter dire lo stesso per i successivi 12 mesi.
Nel corso della pandemia, i datori di lavoro hanno dovuto comunicare in diversi modi e su diversi argomenti con i loro dipendenti, e questo ha portato, in alcuni casi, a problemi per la forza lavoro.
Ad esempio, il 53.8% dei candidati ha dichiarato che la loro azienda ha facilitato il lavoro da casa e il 36.4% ha spiegato che le indicazioni erano chiare su queste nuove pratiche e processi, il che significa che hanno trovato queste comunicazioni chiare e facili da seguire.
Tuttavia, quando si tratta di comunicare sulla salute finanziaria e sulla realtà aziendale attuale, il numero di persone soddisfatte scende al 25.7%, con il 32.3% che si sente neutrale - e il 42% insoddisfatto. Questa cifra coincide con i sentimenti dei candidati sulle comunicazioni aziendali in merito alla loro visione del futuro lockdown.
Questo evidenzia le difficoltà che le aziende hanno trovato nel riuscire a capire come sarà il futuro, spiegandolo alla loro forza lavoro - e l'impatto che la crisi sanitaria ha avuto sulla pianificazione a breve, medio e lungo termine.
Molte industrie hanno sentito l'impatto della crisi sanitaria più di altre. Il turismo e l'aviazione, ad esempio, hanno subito e continuano a subire l'impatto della crisi. Potrebbe essere questo uno dei motivi per cui il 31.1% dei candidati, che tra ottobre e novembre ha partecipato al survey, ha inviato un’application per qualsiasi settore?
Con il 42.7% dei candidati che rimangono nel loro settore per la ricerca di lavoro, non siamo ancora a un punto di svolta per le persone che si muovono nell'industria. Ma quel 18.3% di candidati che ha cambiato settore, il mondo del lavoro potrebbe passare a una struttura dinamica, almeno in termini di fidelizzazione del settore.
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