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Di Maximilian Redolfi, Senior Partner Page Executive
Innanzitutto alcune credenze errate caratterizzano le imprese familiari: sono piccole e poco capitalizzate. Non è affatto detto. E’ più un tema di cultura, esistono infatti colossi di carattere familiare, a livello italiano e globale. Sembra scontato ma non lo è sempre: innanzitutto è necessario che per la scelta di una manager esterno da inserire in una azienda familiare ci sia il consenso di tutti gli azionisti e dei principali stakeholder. E’ talvolta accaduto che clienti ci abbiamo conferito un incarico per una figura di amministratore delegato senza che tutte le parti coinvolte fossero in accordo. L’obiettivo in quel caso era fare uno scouting di mercato per vedere cosa esso esprimesse.
Qualora si fosse trovato il candidato perfetto lo si sarebbe assunto, altrimenti nulla. Questo è un errore abbastanza comune. Perché?
Il candidato perfetto può esistere ma è estremamente raro.
Nel 90 percento dei casi ogni candidatura hai i suoi punti di debolezza e di forza ed è necessario lavorare assieme per un inserimento di successo. Imprenditorialità e managerialità non sono categorie mutualmente esclusive: solo se convivono fanno la fortuna delle imprese.
Altro tema è il modello organizzativo. Spesso gli azionisti sono parte del CDA, ma ricoprono anche ruoli operativi in azienda. Come è possibile avere una figura di CEO che provenga dall’esterno e che si possa inserire con successo in questo contesto? E’ necessario che ci siano grandi aspettative da parte degli azionisti, ma allo stesso tempo grande trasparenza, onestà intellettuale e umiltà da parte di tutti, per il bene dell’azienda. Ciascuno deve essere in grado di fare una valutazione obiettiva delle proprie aree di forza, di debolezza, e capacità di fare un passo indietro per fare in modo che il manager esterno entrato in azienda contribuisca in modo complementare al miglioramento e alla crescita aziendale.
Come viene normalmente scelto un manager apicale esterno nelle imprese familiari? Acquisisce molta importanza l’aspetto fiduciario, più che in contesti di public company o multinazionali. Naturalmente è necessario cercare capacità e competenze che non siano solo tecniche.
Il manager prescelto deve essere in grado di convivere con l’essenza imprenditoriale, e deve accertarsi che esista una forte e duratura unità nella compagine azionaria.
Spesso i manager agiscono e non comunicano a sufficienza per cercare il consenso, cosa che può creare molti problemi. Il manager deve potersi integrare nel sofisticato meccanismo dell’essenza imprenditoriale, e deve fare assolutamente un significativo investimento iniziale per questo.
Se il risultato raggiunto sarà positivo, il rapporto potrà durare a lungo ed essere molto proficuo.
Tanto frequenti sono le interruzioni di rapporto nelle fasi iniziali, tanto sono invece duraturi i mandati di CEO nelle imprese familiari, una volta terminata la fase di integrazione in azienda.Spesso può essere molto utile mettere a raffronto membri esterni con candidati interni all’azienda. Ciascuna delle opzioni può avere lati positivi e negativi. L’importante è non cambiare mai i criteri di selezione in corso d’opera in funzione di esigenze repentine, ma affrontare il tema con una visione di medio termine.
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